domenica 27 febbraio 2011

Elogio della follia e della bellezza

Elogio della follia e della bellezza
A Verona l'incontro, “Percorsi di relazione” con il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti, professore presso l' Università Ca' Foscari di Venezia
Sara Rassech
Si è tenuta, presso l'aula magna (Polo Zanotto) dell'Università di Verona, la conferenza promossa dall'associazione “IDEM - Percorsi di relazione”, Elogio della follia e della bellezza, il cui protagonista è stato il filosofo Umberto Galimberti.

All'incontro hanno partecipato, introducendo e dialogando, Alcide Marchioro, presidente dell'associazione ed Elena Zanoni, dottoranda dell'Università di Verona. 

Non è mancato l'accompagnamento musicale: Paolo Pasoli alla viola e Valentina Giovannoli al violino.

L'aula magna dell'Università era gremita di spettatori che attendevano trepidanti l'arrivo di uno tra i più influenti filosofi contemporanei. Il Professor Galimberti esordisce approfondendo la figura del controverso profeta del nostro tempo Friedrich Nietzsche, il quale ne La gaia scienza [Die fröhliche Wissenschaft] affida ad un folle il compito di annunciare ai mercanti: "Dio è morto!". Il filosofo tedesco sosteneva che il suo pensiero sarebbe stato compreso 50 anni dopo. Infatti, siamo approdati all'era nichilista in cui il mondo contemporaneo è comprensibilissimo senza Dio, ma non senza la tecnica o il denaro. E' avvenuta la preannunciata transvalutazione dei valori. Galimberti sostiene che i valori siano dei semplici coefficienti sociali e le regole, imposte dalla ragione, consentano all'uomo di vivere in modo comunitario. La follia, invece, è generatrice di pensiero, poiché pregna di fervore creativo.

Il nichilismo, affermato da Nietzsche, non è altro che lo scorrere del tempo senza senso. "I giovani - sottolinea Galimberti - vivono di notte, forse perché di giorno non vengono presi in considerazione. Il lavoro è precario, molte famiglie sono distrutte, a molti ragazzi non resta che la droga come anestetico nei confronti della realtà priva di significato e del futuro incerto". Visione drammatica questa, ma il Professore ha esortato i giovani presenti a non demordere, ma a lottare per realizzare il proprio futuro. 

Il filosofo e psicoanalista introduce il pensiero nietzscheano e il tema della bellezza con un breve excursus sulla grecità. Nietzsche ne La nascita della tragedia esalta il mondo greco per la concezione tragica dell'esistenza. L'uomo tragico sa vivere la vita così com'è, senza attendere alcuna dimensione post mortem e accettando serenamente il dolore come parte integrante della vita. "Ma su tutto prevale la concezione dell'ottimismo greco, l'idea che ogni contraddizione ed ogni dolore non siano l'ultima parola dell'esistenza e che l'uomo possa ritrovare la via della pacificazione con le forze della natura" (M. Trombino, La filosofia occidentale e i suoi problemi 3, Poseidonia, Bologna, 1993, cit. p. 272). I greci sono riusciti a far coesistere le due forze contrapposte che agiscono nell'uomo: "il dionisiaco" e "l'appolineo". Lo spirito, rappresentato da Dioniso, è l'impulso alla vita, alla passione, vissuto senza limiti, che si esprime nel movimento della danza e della musica. Lo spirito rappresentato da Apollo, invece, è ordine, staticità dell'immagine "bella", per questo viene simboleggiato al meglio dall'opera d'arte. Il bello diviene espressione dell'accordo tra uomo e natura.  La bellezza, essendo impersonata da Apollo e non, come erroneamente si crede, da Afrodite, dea della sensualità, è armonia ed equilibrio delle forme. Da qui il termine attuale "cosmesi", ovvero esser in armonia con il cosmo.

"L'uomo contemporaneo  - afferma Galimberti - non è né dionisiaco né apollineo, bensì egoista, corrotto e volto solo al bieco affarismo".

Nietzsche, come Schopenauer, ritiene che la vita sia male e che sarebbe stato meglio per l'uomo non esser mai nato. Tuttavia, la natura spinge a perpetuare la vita con la procreazione.

La donna percepisce più dell'uomo questo dualismo, poiché lo sperimenta sul proprio corpo. Da un lato vi è l'affermazione del sé, la realizzazione di se stessa, e dall'altro l'evoluzione del proprio corpo che reclama la conservazione della specie con la conseguente negazione di una parte della propria individualità.

Per questo - conclude Galimberti - le donne sono più intelligenti degli uomini guadagnandosi, così, un fragoroso applauso dal vasto pubblico femminile e strappando qualche sorriso sardonico alla platea maschile.

Alda Merini Manicomio Perchè: poesia e follia


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