mercoledì 8 febbraio 2012

L’Orlando furioso di Accorsi «Anch’io, folle di passione»

L’attore in scena a Castelfranco, Padova e Mestre (10 e 11 febbraio). La pièce, liberamente tratta dall’Ariosto, è firmata dalla regia di Marco Baliani

Stefano Accorsi in «Furioso Orlando» Stefano Accorsi in «Furioso Orlando»

Una regia essenziale, quella di Marco Baliani, agli antipodi rispetto allo storico allestimento firmato da Luca Ronconi nel 1969, fatto di piattaforme mobili e tantissimi attori. Il Furioso Orlando che vede protagonista Stefano Accorsi, è un adattamento teatrale, liberamente ispirato all’opera di Ludovico Ariosto. Sul palco un attore, Stefano Accorsi, appunto, e un’attrice, cantante e, persino, rumorista, Nina Savary. Niente di più. E’ una «ballata in ariostesche rime per un cavalier narrante» portata in scena da «una coppia di attori girovaghi », spiega Stefano Accorsi, «nomadi per natura. Ci muoviamo con un nostro ideale carrozzone, spostandoci da una città all’altra, per mostrare al pubblico un teatro che, in questo caso più che mai, definirei artigianale ». Furioso Orlando andrà in scena martedì e mercoledì al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, il 9 al Multisala PioX di Padova e il 10 e 11 febbraio al Toniolo di Mestre.
Perché questa inversione nel titolo Furioso Orlando? «All’origine c’è una grande lavoro di drammaturgia. Ci sono i versi di Ariosto, certo, ma ci sono anche i versi di Marco Baliani. E’ un modo per lasciare la propria firma»
Come è nata la collaborazione con Baliani? «Nel 2009 feci una lettura dall’Orlando Furioso al Louvre di Parigi. Non volevo fermarmi lì. Ne parlai con il produttore Marco Balsamo, insieme decidemmo di costruire uno spettacolo e proporre la regia a Baliani, abituato ad affrontare il palco da solo con i suoi lavori. Accettò con entusiasmo ».
Orlando vive il dramma di un amore non corrisposto, una storia senza tempo. Vale oggi come nel passato? «L’opera di Ariosto trova agganci nella contemporaneità proprio perché è una storia senza tempo. Angelica è la donna più bella, tutti vogliono saltarle addosso. Orlando compreso, che si convince d’essere ricambiato. Ma non è così, lei non lo ama. Da qui, la pazzia».
Che aspetto ha la follia amorosa, come si traduce in scena? «La follia di Orlando è fisica, si può toccare. Lui piange, grida, si dispera. Ariosto ha la capacità di offrire personaggi nudi, di rimetterli in contatto con i loro istinti e le loro passioni».
A proposito di passioni, in Accorsi è più forte quella per il cinema o per il teatro? «Il cinema è la mia prima, grande passione. Ed è anche la più folle. Il teatro è un amore della maturità, più equilibrato, fatto di prove e metodo. Il cinema è senza dubbio più disordinato »
Quale città del Veneto sceglierebbe come location per un film? «Sceglierei ancora l'altopiano di Asiago, dove ho girato I piccoli maestri. Ci sono tornato un paio di volte. Un posto bellissimo. Dove voglio imparare ad andare in deltaplano».
Ha detto di aver un sogno: interpretare Iago dall’Otello di Shakespeare. Ma le piacerebbe vestire anche i panni di un personaggio della tradizione teatrale veneta? «Ruzzante ha scritto cose bellissime. E poi Goldoni, chiaramente… Gli Innamorati.Modernissimo e non finito ».
Suo figlio si chiama Orlando. Un caso? «Sì, un caso. Ma già immagino la scena: vedrà lo spettacolo e mi farà mille domande».

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