martedì 26 ottobre 2010

Vivere bene con poco: l'arte del Downshifting

Non si tratta della vecchia e antipatica "avarizia", bensì di uno stile di vita: il "downshifting". 

E' la "filosofia" di "Vivere bene con poco".

Downshifting  =  guadagnare meno per vivere meglio, alla lettera: "scalare marcia". Godersi la vita senza eccessi limitando gli sprechi.

Così è scritto sul sito viverebeneconpoco.blogspot.com

Facendo un paragone automobilistico possiamo dire: è vero che l'alta velocità da una certa ebbrezza, ma è pur vero che andando lentamente ci si gode meglio il paesaggio.



Tanti soldi possono togliere molti sfizi, ma per guadagnare tanto si deve anche lavorare tanto e il tempo per goderseli da soli o con la propria famiglia rischia di non esserci o se c'è, lo stress da lavoro è tale che non permette di godersi questi sfizi a pieno.

Voi? Siete downshifting o no?

giovedì 21 ottobre 2010

La verità sulle leggi ad personam

La verità sulle leggi ad personam

Con l'informale espressione legge ad personam s'intende una legge (o atto avente forza di legge) che si ritiene sia stata realizzata mirando specificamente al raggiungimento di determinati effetti favorevoli(o sfavorevoli) per una singola e individuata persona o ristretto gruppo di soggetti, nonostante possa essere apparentemente formulata in modo generale. La locuzione, mutuata dal latino, è entrata nell'uso comune tramite il gergo politico e giornalistico.
Dal punto di vista giuridico, salvo i casi in cui vengano dichiarate incostituzionali, le cosiddette leggi ad personam sono degli atti normativi formalmente legittimi, anche se di dubbia correttezza sotto il profilo etico e deontologico, non in diretto contrasto con i fondamentali principi di generalità e astrattezza del diritto.

Le leggi ad personam nella politica italiana
Nella storia politica italiana il fenomeno delle leggi ad personam ha spesso infiammato l'opinione pubblica.

Legislatura XIV
Sotto i governi Berlusconi II e III, sono state approvate numerose leggi che hanno sollevato aspre critiche in quanto tacciate appunto come leggi ad personam.
Tali contestazioni hanno affermato che la maggioranza di centrodestra abbia ricorso a tale espediente per alleggerire la posizione processuale di Berlusconi stesso. Tra le tante, è stato rilevato come le seguenti abbiano ridotto le pendenze giudiziarie o abbiano in qualche modo conflitto con gli interessi del presidente del Consiglio:
  • la depenalizzazione del falso in bilancio (legge n. 61/2002)
  • la legge sulle rogatorie (legge n. 367/2001)
  • l'introduzione dell'impunità (divieto di sottoposizione a processo) delle cinque più alte cariche dello Stato tra le quali il presidente del Consiglio ("Lodo Schifani", 140/2003)
  • la "legge Cirami" sul legittimo sospetto (Legge n. 248/2002)
  • la riduzione della prescrizione (che cancella gran parte dei fatti oggetto di contestazione nel processo sui diritti TV verso il Premier ("Legge Cirielli", 251/2005)
  • l'estensione del condono edilizio alle zone protette  (legge delega 308/2004)  (comprensiva la villa "La Certosa" di proprietà del Premier)
  • il ricorso del governo contro la legge della regione Sardegna al divieto di costruire a meno di due chilometri dalle coste (ricorso n. 15/2005 alla legge regionale 8/2004) (che blocca, tra l'altro, l'edificazione di "Costa Turchese", insediamento di 250.000 metri cubi della Edilizia Alta Italia di Marina Berlusconi)
  • la modifica del PAI (Piano di assetto idrogeologico) dell'Autorità di bacino del fiume Po che permette la permanenza de "la Cascinazza" (estensione di oltre 500.000 metri quadrati) di proprietà della IEI di Paolo Berlusconi (PAI del 2001)
  • l'introduzione dell'inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sentenze di proscioglimento
  • la legge Gasparri sul riordino del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni
Alcuni costituzionalisti hanno anche definito "legge ad coalitionem" la legge elettorale del 2006 che, data la morfologia delle formazioni politiche all'atto delle elezioni governative, doveva permettere ai partiti della coalizione di centrodestra di ottenere un numero di seggi fortemente superiore rispetto a quanto sarebbe avvenuto con la precedente normativa.

mercoledì 13 ottobre 2010

Domande da non fare ad un colloquio di lavoro

Guai a sottovalutare il «Possiamo darci del tu?»: pronunciato durante il colloquio non è né gentile, né cordiale: è un errore strategico.
Non meno rovinoso, però, è un pregiudizievole: «Non voglio un capo donna», a prescindere dal genere del futuro boss, ovviamente.
Per non parlare dello scellerato: «Il mio ex principale era terribile».
Gaffe? Autogol? Molto peggio: Frasi killer.
Chiariamo subito: le espressioni assassine non sono prerogativa del junior, ma in sede di colloquio (gli head hunter lo garantiscono) escono da bocche di tutti i livelli, dal top manager in giù. E sugli effetti prodotti da tali sortite sui timpani dei selezionatori Francesca Caricchia, executive director della sede di Roma di Michael Page (con tanto di laurea in psicologia), non lascia ombra di dubbio: «Ti bruciano il candidato. Insomma, al trentenne una o due se ne perdonano, ma al senior no».

Ogni debolezza umana ha, naturalmente, il suo repertorio di esternazioni letali. C'è «l'autodenuncia » dell'eccessivamente insicuro:
«Sa, io prima di accettare, devo consultarmi con mia moglie », esemplifica Mario Bianco, esperto di selezione del personale e autore di numerosi libri su curricula, colloqui e ricerca lavoro.
Oppure: «Non sono andata all'estero, perché la mia famiglia non voleva», aggiunge Mario D'Ambrosio, presidente dell'Associazione italiana per la direzione del personale.
Non certo da meno la «scivolata del conflittuale»: «Non sono affatto d'accordo con lei».
O il controproducente sfogo del superficiale: «Ti dice: Voglio cambiare per crescere, ma senza approfondire », si lamenta Roberta de Ponti, responsabile risorse umane di Idc per l'Europa.

Altrettanto funesto, poi, l'outing del bugiardo: «Non ho mai avuto incidenti di percorso». «Un manager con 10 anni d'esperienza che esce con un'espressione del genere mi lascia un po' perplessa », confessa Francesca Caricchia.
La categoria più nutrita è, però, sicuramente quella dei presuntuosi-arroganti. «Come il dirigente che premette: Non ho intenzione di accettare il periodo di prova — espressione passabile solo a un deus ex machina.
O il neolaureato che chiede: A quando la dirigenza? », ricorda Mario Bianco. «Ma la frase più eloquente in questo senso — erompe l'executive director di Michael Page — è: Non credo di avere difetti».

Non è finita qui. Pure la pecunia lascia vittime sul terreno. «Parliamo subito del conquibus — non è sicuramente un buon inizio » avvisa Bianco. «Cambio per soldi», poi, è da harakiri. E, se non bastasse, esistono anche passi falsi da esagerata disinvoltura. Qui si va da esclamazioni entusiastiche come «Bella domanda! », a quesiti davvero inopportuni ai primi colloqui del tipo «Quando sono le ferie?». «L'ho sentita da alcuni senior e mi ha sorpresa», afferma Roberta de Ponti: pollice verso. Infine, c'è persino la tipica «caduta » da zona Cesarini: «Dottoressa mi può dire come è andato il colloquio?», sospira Francesca Caricchia. Va da sé che questa domanda non s'ha da fare. Parole ad alto rischio Un'altra richiesta fuori luogo: «Dottoressa, mi può dire come è andato l'incontro?»

In bocca al lupo a tutti!!

martedì 12 ottobre 2010

Separazione dei poteri

Separazione dei poteri
Charles de Secondat, Barone di Montesquieu

La separazione (o divisione) dei poteri è uno dei principi fondamentali dello stato di diritto. Consiste nell'individuazione di tre funzioni pubbliche - legislazione, amministrazione e giurisdizione - e nell'attribuzione delle stesse a tre distinti poteri dello stato, intesi come organi o complessi di organi dello stato indipendenti dagli altri poteri: il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere giudiziario (gli stessi termini vengono usati anche per indicare la funzione a ciascuno attribuita).

In particolare nelle moderne democrazie:

* la funzione legislativa è attribuita al parlamento, nonché eventualmente ai parlamenti degli stati federati o agli analoghi organi di altri enti territoriali dotati di autonomia legislativa, che costituiscono il potere legislativo;
* la funzione amministrativa è attribuita agli organi che compongono il governo e, alle dipendenze di questo, la pubblica amministrazione, i quali costituiscono il potere esecutivo;
* la funzione giurisdizionale è attribuita ai giudici, che costituiscono il potere giudiziario.

Ecco, quando in uno stato vengono a mancare queste prerogative, e i tre poteri vengono a cadere nelle mani delle stesse persone la stessa democrazia non esiste piu'...

Solitudo - Solitudinis

"Solitudine": oggetto misterioso quanto affascinante.

È bella? Brutta?.. Ma c'è e spesso è necessaria; non ne possiamo fare a meno.
Ci riconduce ad una perdita, ad un sentirci lontano da ciò che desideriamo, da ciò che amiamo. Ciononostante, guardando il veloce fluire degli eventi quotidiani, ci appare strano che esista la solitudine. Viviamo in un mondo sovraffollato. Le città sono caotiche, le strade ingombre d’auto, gli spazi vitali sempre più ristretti. Riusciamo a ritrovare una dimensione più “umana” quando troviamo un angolo verde, tranquillo, dove siamo “soli”.
Tutto ciò sembra un paradosso. Fuggiamo dalla solitudine e viviamo in città compresse, ma ritroviamo noi stessi quando siamo soli.
Probabilmente, la solitudine ci appartiene e ci protegge, come la nostra pelle.

La storia ci ha insegnato, come se non avessimo già imparato abbastanza dalla nostra vita quotidiana, quanta forza si può acquisire dal restare solo.
Gli orientali affermano che “dal fango può nascere un fior di loto”.
Possiamo affermare con enfasi che “dalla solitudine può nascere la creatività”.
Allora la solitudine non è solo rifiutata, ma ricercata. Mi riferisco alla solitudine feconda quella che non scade in isolamento e che permette di realizzare dei veri incontri, prima tra tutto quello con se stessi. Nasce allora la fiducia, costruita con gli anni, sicuri d’avere uno spazio, prima mentale che fisico, dove è possibile integrare i pensieri con i sentimenti.

Certamente la società, in cui viviamo, non ci aiuta ad elaborare la solitudine, a farla diventare un elemento di forza e non di sconforto.
La preghiera, la meditazione, il concedersi una pausa, magari facendo il giro dell’isolato, permette un momento di astrazione, di abbandono ad un silenzio ristoratore. E’ un viversi dentro possibile, in grado di attribuire significato alla vita, alle emozioni, al silenzio ritrovato. Non a caso la normalità, la nevrosi e le psicosi esprimono, in modo diverso, la capacità di vivere la solitudine. Per alcune persone, la solitudine garantisce loro l’equilibrio psichico ed affettivo. Grazie ad una breve fuga dalla tensione quotidiana è possibile evitare un leggero stato di depressione e magari, perché no, investire in creatività.

La solitudine può diventare, allora, una compagna amica.

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