mercoledì 13 ottobre 2010

Domande da non fare ad un colloquio di lavoro

Guai a sottovalutare il «Possiamo darci del tu?»: pronunciato durante il colloquio non è né gentile, né cordiale: è un errore strategico.
Non meno rovinoso, però, è un pregiudizievole: «Non voglio un capo donna», a prescindere dal genere del futuro boss, ovviamente.
Per non parlare dello scellerato: «Il mio ex principale era terribile».
Gaffe? Autogol? Molto peggio: Frasi killer.
Chiariamo subito: le espressioni assassine non sono prerogativa del junior, ma in sede di colloquio (gli head hunter lo garantiscono) escono da bocche di tutti i livelli, dal top manager in giù. E sugli effetti prodotti da tali sortite sui timpani dei selezionatori Francesca Caricchia, executive director della sede di Roma di Michael Page (con tanto di laurea in psicologia), non lascia ombra di dubbio: «Ti bruciano il candidato. Insomma, al trentenne una o due se ne perdonano, ma al senior no».

Ogni debolezza umana ha, naturalmente, il suo repertorio di esternazioni letali. C'è «l'autodenuncia » dell'eccessivamente insicuro:
«Sa, io prima di accettare, devo consultarmi con mia moglie », esemplifica Mario Bianco, esperto di selezione del personale e autore di numerosi libri su curricula, colloqui e ricerca lavoro.
Oppure: «Non sono andata all'estero, perché la mia famiglia non voleva», aggiunge Mario D'Ambrosio, presidente dell'Associazione italiana per la direzione del personale.
Non certo da meno la «scivolata del conflittuale»: «Non sono affatto d'accordo con lei».
O il controproducente sfogo del superficiale: «Ti dice: Voglio cambiare per crescere, ma senza approfondire », si lamenta Roberta de Ponti, responsabile risorse umane di Idc per l'Europa.

Altrettanto funesto, poi, l'outing del bugiardo: «Non ho mai avuto incidenti di percorso». «Un manager con 10 anni d'esperienza che esce con un'espressione del genere mi lascia un po' perplessa », confessa Francesca Caricchia.
La categoria più nutrita è, però, sicuramente quella dei presuntuosi-arroganti. «Come il dirigente che premette: Non ho intenzione di accettare il periodo di prova — espressione passabile solo a un deus ex machina.
O il neolaureato che chiede: A quando la dirigenza? », ricorda Mario Bianco. «Ma la frase più eloquente in questo senso — erompe l'executive director di Michael Page — è: Non credo di avere difetti».

Non è finita qui. Pure la pecunia lascia vittime sul terreno. «Parliamo subito del conquibus — non è sicuramente un buon inizio » avvisa Bianco. «Cambio per soldi», poi, è da harakiri. E, se non bastasse, esistono anche passi falsi da esagerata disinvoltura. Qui si va da esclamazioni entusiastiche come «Bella domanda! », a quesiti davvero inopportuni ai primi colloqui del tipo «Quando sono le ferie?». «L'ho sentita da alcuni senior e mi ha sorpresa», afferma Roberta de Ponti: pollice verso. Infine, c'è persino la tipica «caduta » da zona Cesarini: «Dottoressa mi può dire come è andato il colloquio?», sospira Francesca Caricchia. Va da sé che questa domanda non s'ha da fare. Parole ad alto rischio Un'altra richiesta fuori luogo: «Dottoressa, mi può dire come è andato l'incontro?»

In bocca al lupo a tutti!!

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